Per la serie "a blast from the past", ripropongo una mia vecchia recensione di due saggi storici che mi sono particolarmente cari, sia per il tema trattato che per la persona che ha posseduto i due volumi prima di me. Queste mie brevi considerazioni erano state postate nella versione precedente di questo blog e l'articolo risale al 21 luglio del 2013.
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TITOLO: I Normanni nel Sud / Il Regno nel Sole.
TITOLO ORIGINALE: The Normans in the South / The Kingdom in the Sun.
AUTORE: John Julius Norwich.
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1971/1972 (prima edizione 1967/1970).
CASA ED.: Mursia Editore.
Copertina della prima edizione del libro
La passione per i fatti storici mi accompagna da sempre e ogni tanto (spesso) mi capita di provare curiosità verso un personaggio o un determinato periodo storico e allora devo procurarmi maggiori informazioni, è quasi un bisogno fisico pari a quello di mangiare o bere. A volte può bastare spulciare in modo approfondito Wikipedia ma altre volte il supporto di un buon libro è davvero necessario. Questi due libri di cui mi accingo a parlare li ho scovati per caso, appartenevano a mia nonna e si può dire che mi siano capitati tra le mani proprio al momento giusto, da sempre affascinata dalla dinastia normanna e reduce dalla visione della prima stagione di Vikings mi sono dedicata a qualche ricerca veloce sui protagonisti per capire quando c'era di inventato e quanto invece poteva risalire a fatti effettivamente avvenuti.
Il Regno nel Sole prima edizione.
Ho scoperto che il mio personaggio preferito della serie, Rollo, non è altri che il capostipite dei Duchi di Normandia, coloro che nel 1066 conquisteranno l'Inghilterra grazie al coraggio di Guglielmo il Conquistatore e che sempre animati da un forte spirito di avventura si spingeranno fino al Sud Italia dove creeranno il Regno di Sicilia. I due libri sono opera di John Julius Norwich, prima ambasciatore britannico presso Belgrado e Beirut e poi scrittore a tempo pieno. Quasi un novello Goethe che dopo un viaggio in Sicilia e nel sud della penisola italiana, affascinato dai resti di questa antica civiltà che accomuna Italia e Inghilterra, decise appunto di scrivere sulla nascita del mito normanno.
Oggi, 23 aprile, si celebrano contemporaneamente il giorno di nascita e di morte del grande Bardo inglese che ci ha emozionati e stregati con le sue grandi opere teatrali e i suoi sonetti. E voi come festeggerete? Io mi sono dedicata alla rilettura di alcuni dei miei versi preferiti e in più qualche giorno fa ho visto al cinema l'Amleto con Benedict Cumberbatch nel ruolo eponimo.
Vi lascio con alcune delle mie citazioni preferite e spezzoni di video, tutti dedicati al caro zio Will ovviamente.
"Uneasy lies the head that wears a crown"
Henry IV
"I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space,
were it not that I have bad dreams."
Hamlet
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"Stars, hide your fires;
Let not light see my black and deep desires."
Macbeth
"Not that I loved Caesar less, but that I loved Rome more"
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"Cowards die many times before their deaths.
The valiant never taste of death but once."
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"The fault, dear Brutus, is not in our stars, But in ourselves, that we are underlings."
Julius Caesar
"Oh, beware, my lord, of jealousy!
It is the green-eyed monster which doth mock
The meat it feeds on."
Othello
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"Sigh no more, ladies, sigh no more,
Men were deceivers ever,
One foot in sea and one on shore,
To one thing constant never.
Then sigh not so, but let them go,
And be you blithe and bonny,
Converting all your sounds of woe
Into Hey, nonny nonny.
Sing no more ditties, sing no mo
Of dumps so dull and heavy.
The fraud of men was ever so,
Since summer first was leavy.
Then sigh not so, but let them go
And be you blithe and bonny,
Converting all your sounds of woe
Into Hey, nonny nonny."
Much Ado About Nothing
Ricordo inoltre che oggi si festeggia anche il World Book Day, ovvero la giornata mondiale del libro, quale migliore occasione quindi per leggere le opere dello zio Will?
Qui e Qui invece trovate le mie due recensioni dell'Amleto (Benedict Cumberbatch) e di Macbeth (Michael Fassbender).
CAST: Benedict Cumberbatch (Amleto), Ciaràn Hinds (Claudio), Anastastia Hille (Gertrude), Leo Bill (Orazio), Kobna Holdbrook-Smith (Laerte), Sian Brooke (Ofelia), Jim Norton (Polonio) [more]
"I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space, were it not that I have bad dreams."
Come si fa a parlare di quell’opera
straordinaria che è l’Amleto, o Hamlet che dir si voglia, di William
Shakespeare? Come si può rendere nero su bianco il vortice di emozioni, i
diversi piani di lettura, la profondità dei personaggi e il dramma degli eventi
narrati? La trama è inutile sottolinearla, è nota a tutti: il giovane principe
Amleto scopre che lo zio Claudio, ora re, ha ucciso barbaramente suo padre e
legittimo re di Danimarca, e spinto dall’apparizione del fantasma del padre
pianifica la sua vendetta; ma scriverne in proposito non è un lavoro facile, L’Amleto
è una delle opere più famose del Bardo inglese e anche una delle più lunghe con
i suoi cinque atti e più di tremila versi, eppure nonostante la sua complessità
stiamo parlando di una delle opere di Shakespeare più rappresentate e con cui
ogni attore degno di questo nome vuole confrontarsi almeno una volta nella
propria carriera, quanto a noi spettatori, se siamo amanti del teatro non si
può mai dire di no ad una rappresentazione della tragedia del dolce principe
danese; ma se in Inghilterra è abbastanza facile riuscire a vedere un buon
numero di rappresentazioni shakespeariane, non così in Italia e noi poveri “buffoni
della sorte” (cit.) siamo costretti ad accontentarci delle rare occasioni che
ci vengono offerte. Se il viaggio fino alla perfida Albione ci è negato non ci
resta che arraffare al volo le proiezioni del National Theatre Live tutte
offerte dalla Nexo Digital che da un po’ di anni a questa parte si è presa l’onere
e l’onore di far conoscere le meraviglie del teatro inglese anche in terra
italica, con avverse fortune, tocca sottolineare, ma stavolta il richiamo di Benedict
Cumberbatch, uno degli attori di maggior talento del panorama contemporaneo ha
sicuramente contribuito a riempire le sale cinematografiche solitamente
desolate quando i temi trattati sono un po’ più complicati dei classici toni da
commedia nostrana.
CAST: Stephan James (Jesse Owens), Jason Sudeikis (Larry Snyder), Carice Van Houten (Leni Riefenstahl), Jeremy Irons (Avery Brundage), David Kross (Carl "Luz" Long), Barnaby Metschurat (Joseph Goebbels)
"In those ten second, there's no black or white, only fast or slow."
La storia del velocista Jesse Owens è nota a tutti. È una di quelle occasioni in cui storia e sport si legano in modo fortissimo, dove le capacità atletiche travalicano i propri confini fatti di record, minuti, metri e medaglie per parlare d’altro, per denunciare qualcosa, per aprirci gli occhi e dimostrare che ciò che è moralmente giusto non sempre si piega alla follia di chi vorrebbe costruire un mondo plasmato secondo logiche che di logico con hanno proprio nulla. Si, perché il giovane Jesse, nato in Alabama in una famiglia poverissima, partito dal nulla con solo un paio di scarpette e la voglia inestinguibile di correre, correre e solamente correre, più veloce di tutti, è anche quell’uomo straordinario che in tempi altrettanto straordinari si è presentato alle Olimpiadi del ’36, tenutesi in una Germania ormai sotto il controllo nazista, ed è riuscito grazie alle sue prestazioni sportive fuori dall'ordinario a infliggere a Hitler uno smacco non da poco, vincendo proprio sotto il naso del führer ben quattro ori olimpici, non male eh?
Di questa storia fantastica che intreccia sport, storia e conflitti sociali ci racconta Race, film di Stephen Hopkins, che con l’ausilio di una fotografia che ingiallendo i toni ricorda molto da vicino le immagini delle vecchie cineprese e l’utilizzo di una tecnica di ripresa che sembra accelerare e decelerare seguendo gli scarti di un velocista, ci trasporta direttamente al momento prima che Jesse diventi James Owens (Stephan James), il quattro volte campione alle Olimpiadi.