TITOLO: I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia.
AUTORE: Thomas Mann
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1930 (Ed. originale 1901)
CASA ED.: Newton Compton
"Aveva sentito quanto male ci possa fare la bellezza, come possa gettarci nella vergogna e nella struggente disperazione, e annientare tuttavia in noi anche il coraggio e la capacità di vivere la vita comune."
Primo incontro con questo gigante della letteratura tedesca e non è stata affatto una cattiva esperienza. Per vie traverse (leggasi: serie tv tratta dal libro) conoscevo a grandi linee la storia ma ovviamente leggere il romanzo è tutta un'altra cosa e devo dire che sono riuscita ad apprezzarne di più la trama e a non vederla come una sequela di sfortune capitate tutte alla stessa famiglia. Ovviamente il romanzo non sprizza allegria da tutti i pori (o lettere? o parole?) ma il progresso di questo lento ma inesorabile disfacimento assume senz'altro profondità e acquista senso, dopotutto che la fine sarebbe stata ingloriosa ce lo suggerisce lo stesso Mann con un sottotitolo quanto mai brutale, nessuna gloria per la famiglia Buddenbrook ma solo un fatale decadimento.
Eppure riflettendoci bene, a fine lettura, e analizzando per filo e per segno le varie disavventure occorse a questa famiglia di commercianti non si rinvengono particolari tragedie e colpi mancini del destino, eppure... Eppure la decadenza, il molle sfinimento è chiaramente avvertibile anche quando le cose non vanno poi così male, spia ne sono i bizzarri malesseri di Christian Buddenbrook che ci accompagneranno, come un mistero insoluto, per tutta la narrazione.
Attraverso una scrittura fluida ma che poco partecipa ai sentimenti dei protagonisti, e che non risparmia critiche e pungenti ironie, si scorre abbastanza velocemente attraverso svariate generazioni di casa Buddenbrook, caratteri diversi accomunati però da una continua non realizzazione di desideri e potenzialità, se la fortuna aveva arriso al capostipite così non sarà invece per i suoi successori: Tom, Tony e il piccolo Hanno, solo per citarne alcuni, hanno una vita segnata, un po' fautori del proprio terribile destino e un po' costretti dalle circostanze e dai legacci di una vita, quella della Lubecca della fine dell'800, ancora troppo condizionata da rigide regole di comportamento, soprattutto per le donne.
Mann ad ogni modo ci trascina in questa danza macabra in cui spicca la lezione filosofica di Nietzsche e Schopenhauer, in un mondo ormai lontano dal rassicurante positivismo e lanciato inesorabilmente verso periodi bui e complicati.
Aggiungo che leggere i Buddenbrook poco prima di iniziare i Viceré ha sicuramente aiutato ad ampliare la prospettiva e a rendere ancora più godibile il secondo romanzo instaurando delle specie di corrispondenze (e differenze) tra due diverse "decadenze", aggiungeremo al trio delle famiglie in sfacelo anche i Salina de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa attualmente in lettura...
*Letto per il Salotto di Lettura di Pennylane, recensione inizialmente pubblicata su Goodreads il 12-12-2016.
Insomma, il tuo dicembre è stato all'insegna della decadenza. :P
RispondiEliminaEsattamente, i decadentisti would be proud! xD
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