TITOLO ORIGINALE: Call me by your name
AUTORE: André Aciman
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 19 gennaio 2017 (prima ed. 23 gennaio 2007)
CASA ED.: Guanda
"Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome."
È mia abitudine quando un romanzo diventa un caso letterario o semplicemente è molto chiacchierato sui social, tenermene a debita distanza almeno fino a quando la marea montante non sarà passata in modo da potermi godere e valutare il libro per quello che è, senza lasciarmi influenzare, positivamente o negativamente, dal chiacchiericcio che gli si è creato intorno. Eppure non sempre riesco, a volte la curiosità ha la meglio, vince e mi lascio trascinare nella discussione del momento.
Questo è accaduto con Chiamami col tuo nome, romanzo di esordio di André Aciman, autore americano ma nato ad Alessandria d'Egitto. Il libro al momento è sulla bocca di tutti perché ne è stato tratto un film che in questo momento sta ancora girando per vari festival cinematografici e che purtroppo non ha ancora una distribuzione italiana. La trama è molto semplice: la storia è raccontata in prima persona da Elio, che all'epoca dei fatti narrati ha diciassette anni, ragazzo introverso e con la passione per la letteratura e la musica che è solito trascorrere le vacanze estive nella villa di famiglia sulla riviera ligure. La famiglia, il padre è uno stimato professore, è solita accogliere ogni anno uno studente straniero per permettergli di approfondire la lingua o lavorare ai propri progetti aiutati proprio dal padre di Elio. In una di queste estati arriva Oliver, ventiquattrenne americano, simpatico e spigliato che si fa subito ben volere da tutti, anche da Elio che nonostante sia solito considerare l'arrivo di questi studenti come poco più di una scocciatura, stavolta non può che rimanerne subito affascinato, questa fascinazione crescerà fino a trasformarsi in un amore molto profondo e sentito. Il romanzo, diviso in quattro parti, ci accompagna in questa storia d'amore e di scoperta che pur svolgendosi in poche settimane è destinata a lasciare un'impronta duratura, con esiti diversi, su entrambi i protagonisti.
Elio e Oliver non potrebbero essere più diversi, il gap d'età e due caratteri diametralmente opposti, più introverso uno e più espansivo l'altro, fanno si che i due sembrino destinati a essere due galassie che non si incontreranno mai, ma in un gioco di equilibri ben dosati dall'autore, attraverso lo sguardo di Elio e il racconto delle sue sensazioni e sentimenti, scopriamo quanto peso possano giocare nella vita di ognuno di noi le maschere che portiamo: gli iniziali dubbi di Elio, l'apparente freddezza e noncuranza di Oliver, la profonda maturità del diciassettenne contro le paure e i dubbi di chi invece ha ben sette anni di più ma non sembra aver il coraggio di mostrarsi per quello che è. Le comuni origini ebraiche e le passioni che entrambi i giovani condividono riescono però a creare un terreno comune di scambio e di intesa, dando così ai due la possibilità di metter da parte ogni reticenza e parlar chiaro, soprattutto per merito di Elio, perché sebbene ci venga presentato come un ragazzo fondamentalmente timido e restio a parlare dei propri sentimenti agli altri, è lui che con coraggio confessa a Oliver cosa prova davvero, e Oliver, il ragazzo sorridente capace di farsi ben volere praticamente da chiunque, invece mostra che questa scorza "da duro" è solo sovrastruttura, è lui tra i due quello che sembra aver paura di questo sentimento che cresce ogni giorno di più, che lancia segnali intermittenti a un Elio sempre più confuso e amareggiato, e sarà lui che farà purtroppo in modo che questa storia che sembrava avere tutte le premesse per trasformarsi nell'amore della vita rimanga, come rimarca spesso lo stesso Elio, "questa cosa che quasi non fu mai", qualcosa di mai pienamente sbocciato. I due, dopo le due appassionate settimane trascorse insieme, dovranno dirsi addio ma non riusciranno mai a farlo completamente, nel corso degli anni si terranno in contatto, le loro vite si sfioreranno ancora, portandosi dietro il peso invisibile ma schiacciante di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Infatti Oliver deciderà di sposarsi, aver figli e lasciare che la storia con Elio rimanga solo un lontano ricordo del passato, mentre per Elio il ricordo di Oliver diventerà la pietra di paragone per ogni relazione successiva, il ricordo e la nostalgia di quel che quasi non è stato si trasforma in un costante memento che trasforma ogni parola, ogni oggetto, ogni luogo in cui si è stati insieme in un simulacro da venerare, è come se Elio avesse disseminato tante piccole madeleine capaci, come accadeva a Proust, di evocare, seppur brevemente, attimi di pura felicità. È indicativo, ad esempio, come Elio ogni volta che si reca a Roma, dove i due hanno trascorso gli ultimi giorni insieme, non possa fare a meno di visitare e quasi salutare tutti i luoghi in cui lui e Oliver sono stati felici.
Il racconto fluisce attraverso piccoli quadri in cui le atmosfere, i luoghi e persino i profumi dell'estate italiana sembrano farsi quasi palpabili. Il racconto delle sensazioni, le speranze, i dolori e la gioia di Elio trasportano il tutto in una dimensione quasi atemporale, la loro storia è un punto fisso, inamovibile e dunque per questo perfetto, tutto ciò che gli sta attorno invece sente prepotentemente l'influsso del tempo che tutto corrode, è come se si viaggiasse su due piani temporali diversi, paralleli: uno, quello immutabile di quell'estate ligure, dell'amore e l'altro, quello del mondo reale e del ticchettio degli orologi che inesorabilmente marcano la distanza tra ciò che è stato e ciò che è, anche per questo la promessa di chiamarsi l'uno con il nome dell'altro, a voler testimoniare una perfetta mimesi tra i due, è possibile solo nel mondo senza tempo in cui la sospensione garantisce la possibilità di scindere Elio e Oliver da tutto quello che è a loro estraneo, dalla realtà esterna. Altrettanto parallele sembrano essere le stesse vite dei protagonisti una volta trascorsa l'estate, lo scarto tra il coraggio e la determinazione di Elio e il rintanarsi in un mondo eteronormato e forse più rassicurante di Oliver fanno da contraltare al tempo sospeso e allo scorrere veloce degli anni. Per questo l'incontro con cui si chiude il romanzo, quando Elio e Oliver si ritrovano vent'anni dopo in quella stessa casa che aveva visto nascere il loro amore, ha tutto il sapore delle cose perdute, come un vecchio libro lasciato a prendere polvere su uno scaffale. E ancora una volta l'unico che mantiene ancora un briciolo di stolida speranza è Elio, ad ogni modo il non detto rimarrà come un muro a dividere i due.
Il romanzo di Aciman non è comunque solo una bella storia d'amore, sebbene non a lieto fine, ma riesce a veicolare un messaggio a mio parere più importante: affrontando una tematica lgbt riesce a dimostrare come la paura che alcuni individui provano nei confronti di questa comunità sia sostanzialmente infondata, dove non potranno i ragionamenti a mente fredda (ad ogni modo sempre necessari) magari potranno far qualcosa i sentimenti, i libri e le storie ben raccontate, perché è praticamente impossibile non sentire quello che sentono i personaggi e non accorgersi quanto sia universale l'idea stessa dell'amore, viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ci innamoriamo tutti allo stesso modo, e le gioie e le delusioni che proviamo ci rallegrano o ci intristiscono nello stesso modo. Insomma l'amore non conosce, e non deve conoscere, alcuna differenza di genere o di orientamento sessuale, non c'è alcun giudizio infatti tra le pagine di Aciman e tra i pensieri dei personaggi, a testimoniarlo anche lo splendido discorso che il padre di Elio fa al ragazzo, uno degli spunti migliori del romanzo, spingendolo a non rinunciare o dimenticare quel che c'è stato tra lui e Oliver.
In conclusione Chiamami col tuo nome è un bel libro perché riesce a coniugare ottimamente una narrazione lieve, sfumata che subisce a tratti forti accelerazioni (forse non sempre necessarie) ma carica di emozioni a una tematica molto sentita e che soprattutto oggi deve essere approfondita e deve trovare sempre più spazio e affermazione. Adesso non rimane che attendere il film, sperando che riesca ad essere incisivo tanto quanto il suo corrispettivo cartaceo.
Stupenda recensione in cui mi rispecchio completamente.
RispondiEliminaGrazie mille Bea :*
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