venerdì 26 febbraio 2016

Let's talk about books: LA VERA STORIA DEL PIRATA LONG JOHN SILVER

TITOLO: La vera storia del pirata Long John Silver.
TITOLO ORIGINALE: Long John Silver: Den äventyrliga och sannfärdiga berättelsen om mitt fria liv och leverne som lyckoriddare och mänsklighetens fiende.
AUTORE: Björn Larsson
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2011 (prima edizione 1995)
CASA ED.: Iperborea
"Perché voglio dirti una cosa, una volta che sei stato libero e padrone di te stesso in mare, e liberi lo si è davvero, sarebbe peggio della morte tornare a ubbidire come uno schiavo."
Chi non ha mai letto o ascoltato il ritornello che fa "quindici uomini sulla cassa da morto e una bottiglia di rum"? Chi per carnevale da bambino (ma non solo) non ha desiderato vestirsi da pirata con tanto di cappello indossato di sbieco e benda sull'occhio?
I pirati fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo, ce li immaginiamo malvagi, senza paura, armati fino ai denti, sempre pronti a prendere d'assalto navi cariche d'oro e scialacquare i loro averi così duramente guadagnati in fiumi di rum. Questa descrizione di certo ha i suoi riscontri nella realtà, provate a chiederlo alla marina inglese e spagnola di inizio '700! Eppure i pirati sono delle figure affascinanti, simbolo di resistenza e della voglia di libertà. Ultimamente stiamo anche assistendo ad un revival del genere, oltre agli spiritosi film della saga de I Pirati dei Caraibi, l'emittente Starz con la serie Black Sails (la terza stagione è ora in onda in Italia su AXN, canale della piattaforma Sky) ha ben pensato di mescolare realtà e finzione, storia e letteratura e riportare in auge le avventure piratesche, rifacendosi e rimodellando il libro sui pirati per antonomasia: L'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. L'avventura del giovane Jim Hawkins è nota a tutti, così come già noti suonano al nostro orecchio i nomi del capitano Flint, di Billy Bones e soprattutto dell'antagonista principale della storia, Long John Silver, il pirata astuto e machiavellico con una gamba sola e un pappagallo sulla spalla. Divenuto una figura iconica, se si riflette meglio sul racconto di Stevenson è però possibile notare come il suo personaggio, come del resto l'intero equipaggio della nave Walrus, venga presentato dall'autore scozzese in medias res, quel poco che sappiamo sul tesoro, la nave, Flint e tutti gli altri marinai lo scopriamo a spizzichi e bocconi attraverso le battute degli altri personaggi o da quanto racconta lo stesso Silver, in generale comunque ne sappiamo molto poco.
Non risulta quindi difficile capire cosa abbia spinto Bjorn Larsson, professore di letteratura francese all'università di Lund e appassionato di navigazione, a scrivere l' autobiografia immaginaria di Long John Silver: dalla gioventù, passando per gli anni dedicati alla pirateria, fino ad arrivare alla tranquilla e malinconica vecchiaia vissuta sulle coste del Madagascar.
Partendo dal personaggio nato dalla penna di Stevenson, Larsson immagina una vita vissuta sprezzantemente, avendo per fedeli compagni d'avventura da un lato la Morte, sempre in agguato, sia che si presenti sotto forma di tempesta o di cappio intorno al collo, e dall'altro una voglia di vivere praticamente sconfinata. Fedele alla descrizione di Stevenson ritroviamo un Silver scaltro come una volpe, intelligente, capace di parlare come un libro stampato quando ne ha voglia e soprattutto un uomo che impara le dure lezioni che la vita gli impartisce e che non commette mai due volte lo stesso errore. Long John, a differenza degli altri pirati, non ha fatto affidamento esclusivamente sulla forza bruta ma ha saputo utilizzare la forza delle proprie parole e della capacità di piegarle e usarle per il proprio benessere e tornaconto. Il suo punto di forza è il suo instancabile ingegno, un Ulisse luciferino che sa volgere ogni situazione a proprio vantaggio, senza rinunciare però a quella vena di scelleratezza presente in ogni buon pirata che si rispetti.
Il Siver che ci presenta Larsson è quindi un pirata del tutto eccezionale, atipico, e difficile da inquadrare, ma proprio qui risiede tutto il fascino della sua figura che appena abbozzata ne L'Isola del Tesoro, nel testo dello scrittore svedese si fa prorompente e la sua caratteristica principale è la voglia e la volontà di mordere la vita finché possibile, finché ne resta, senza alcuna paura ma allo stesso tempo senza rischiare il collo inutilmente: se c'è una cosa che Silver cercherà di evitare per tutta la sua esistenza sarà proprio la forca e di conseguenza una morte inutile e in fin dei conti ingloriosa.
Seguendo gli stilemi del romanzo di formazione, sebbene di una formazione del tutto atipica, e prendendo a piene mani anche dal genere del mémoire, incontriamo un Silver ormai anziano che decide di mettere nero su bianco la sua vita e tirarne così le somme e cercare parziale consolazione e conforto nella speranza di aver vissuto al pieno la propria vita, senza sprecarne neppure un attimo. Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua esistenza, ce le racconta con la sua stessa voce, dato che il romanzo è interamente narrato in prima persona e mirabilmente anche, poiché Larsson adopera un linguaggio che ben si adatta all'eloquio di un vecchio lupo di mare che ha studiato, è vero, ma che ha ad ogni modo trascorso gran parte della sua vita solcando gli oceani o comunque mai troppo lontano dalle loro acque, nei porti inglesi, americani e africani. Destinatari di questa raccolta di memorie del vecchio pirata sono dapprima Daniel Defoe, autore non solo del celebre Robinson Crusoe ma anche di diverse storie sui pirati, e successivamente Jim Hawkins, l'ultima persona con cui Silver abbia condiviso un'avventura. Vero e falso, personaggi reali e di fantasia si mescolano nascondendo ciò che è finzione sotto un velo di verosimiglianza che avvicina il lettore al racconto e lo rende partecipe di quanto narrato, in un intreccio tra la più cruda realtà e attimi di vera e propria poesia che ci restituiscono con rapide pennellate descrizioni di paesaggi marini solcati da onde cristalline e attraversati dai saettanti raggi del sole, per poi rituffarci a malincuore tra le difficoltà e il lerciume delle vite intorno ai porti. Un contrasto tra natura e civiltà che pende tutto a favore della prima. 
“Ho visto il sole tramontare in un mare di fuoco liquido e sorgere come una sfera di rame incandescente. Ho visto la luna far risplendere i veli del cielo notturno come fuochi fatui e rispecchiarsi nel lento respiro delle onde. Ho visto il mare così liscio e l'aria così trasparente che la volta stellata sembrava sdoppiarsi al punto che non si capiva più qual era il sotto e quale il sopra, e pareva di veleggiare dentro a un globo splendente di luci. Ho visto cieli e nubi che un artista avrebbe impiegato un'esistenza intera a cercare di riprodurre.”
Vengono messi così in luce tutti i punti che ne L'Isola del Tesoro erano rimasti nell'ombra, scopriamo come Silver abbia perso la sua gamba e contemporaneamente guadagnato il suo soprannome "barbecue", come abbia conosciuto la "negra" (il personaggio più bello e riuscito di tutto il romanzo dopo, ovviamente, il suo protagonista) a cui rimarrà fedele tutta la vita, e ovviamente i turbolenti anni a bordo della Walrus sotto il comando del capitano Flint...si, ci viene raccontato anche come Long John sia entrato in possesso del famoso pappagallo omonimo del terribile capitano.
I rimandi al romanzo di Stevenson sono forti, eppure sarebbe riduttivo vedere nel romanzo di Larsson il semplice ampliamento di un personaggio inventato da qualcun altro, un mero esercizio di stile bellissimo ma dopotutto vuoto e fine a se stesso, infatti La vera storia del pirata Long John Silver è molto di più: è avventura allo stato puro che però sa trasformarsi in mirabile riflessione sul tempo che scorre, su come noi tutti, pirati o gentiluomini, personaggi di carta o gente in carne e ossa, giungiamo prima o poi a dover fare i conti con noi stessi, con le nostre azioni, l'intera nostra esistenza.
Non manca nemmeno il racconto, centellinato nel corso di tutto il romanzo, su cosa volesse dire vivere il mare durante l'epoca d'oro della pirateria e il suo successivo crollo. Troppo abituati a dividere tra buoni (la marina militare e mercantile) e cattivi (i pirati) scopriamo come invece i contorni della faccenda siano molto più sfumati e labili di quanto si possa pensare: dopo aver letto di arruolamenti forzati, delle pessime condizioni di vita dei marinai e della superbia e cattiveria dei capitani eletti "per grazia di Dio", ossia i capitani regolari, e soprattutto dopo aver letto le terrificanti descrizioni del commercio degli schiavi, le nostre simpatie non possono che spostarsi tutte dalla parte dei pirati, marchiati come nemici dell'umanità ma che erano tuttavia coloro che non negavano un'occasione a nessuno, le cui ciurme potevano eleggere e destituire il proprio capitano e in cui i quartiermastri avevano il fondamentale ruolo, soprattutto se dotati come Silver del dono della parola, di pretendere e ottenere condizioni di vita a bordo e paghe migliori... non che questo rendesse i pirati capaci di mettere qualcosa da parte e dedicarsi a più oneste attività: se si è stati pirati e si è viaggiato per lungo tempo per mare e si è quindi assaporata la vera e più piena libertà; denaro, affetti e tutto ciò che può rendere allettante la vita sulla terraferma esercita ben poca attrattiva e il richiamo del mare e dell'avventura è sempre troppo forte per rimanere inascoltato, unica eccezione a questa vita vissuta sempre al limite è ancora una volta rappresentata da Silver, ma dopotutto è già stato detto quale figura atipica egli rappresenti nel panorama dei pirati, reali o di fantasia. Anche il lettore quindi è costretto a farsi un po' pirata e a lasciarsi trasportare della risacca e dai marosi, assaporando la salsedine, e affrontare il vasto mare, palcoscenico di ogni genere di avventura, da sorvolare con levità e con coraggio come i grandi uccelli marini delle vecchie ballate marinare, liberi come solo i gentiluomini di ventura hanno saputo vivere e come solo chi legge può ancora continuare a essere.

6 commenti:

  1. Questo libro mi fa gola da una vita*-* Il fatto è che l'Iperborea (i cui libri sono esteticamente BELLISSIMI) costa un renexD Magari lo prenderò in ebook, è che mi piange il cuore a pensare di non averlo in cartaceo:(

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    1. Eh sfondi una porta aperta, io l'ho letto in e-book ma è diventato uno dei miei libri preferiti di sempre e quindi, aproffitando di un piccolo sconticino, l'ho preso. Ad ogni modo, cartaceo o e-book, leggilo! :)

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    2. Vorrei però chiederti una cosa. Si tratta di una serie (o ci sono, in ogni caso, altri di libri di questo autore con oggetto questo personaggio/ambientazione) o è uno stand-alone?

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    3. È un'unico libro e la storia è quindi conclusa ma c'è un libretto piccolino, L'ultima avventura del pirata Long John Silver, che è praticamente un capitoletto sfuggito dal libro principale, insomma se lo leggi bene se non lo leggi non cambia minimamente quanto successo in La vera storia...ecc. :)

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