TITOLO: Il valzer degli alberi e del cielo: l'ultimo amore di Van Gogh
TITOLO ORIGINALE: La valse des arbres et du ciel
AUTORE: Jean-Michel Guenassia
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 18 Aprile 2017
CASA ED.: Salani
"Detesto ciò che dipingo ma sono incapace di fare di meglio. Vorrei tanto avere la libertà di un Delacroix o di un Tintoretto, ma non mi intendo proprio di gradazione della luce e accostamento delle sfumature, non sono in grado di comporre né di creare niente di bello. Eccello nel copiare i maestri, i miei Raffaello sembrano veri e faccio un Fragonard dietro l'altro. Riproduco con facilità ciò che vedo. Sono un'imitatrice nata ma personalmente non esisto. Ecco il mio problema, riconosco le cose belle ma non riesco a inventare niente."
Chi lo sa, forse un giorno si smetterà di utilizzare una delle figure artistiche tra le più importanti del globo terraqueo per bieche operazioni di marketing e, se proprio se ne vorrà parlare, si eviterà di trasformare la sua arte, la sua poetica e la sua malattia in scialbi concetti degni di non figurare nemmeno nei bigliettini di quei famosi cioccolatini prodotti a Perugia.
Monsieur Guenassia sicuramente non è riuscito nel suo intento, o forse sì. Mi spiego. Se lo scopo del suo romanzo era fornire una rilettura della vita di Van Gogh, romanzando qualche tratto ma tuttavia restituendo tutta la forza comunicativa della sua arte e della sua mente allora mi dispiace dire che siamo davanti ad un clamoroso buco nell'acqua. Ma se l'intento dello scrittore era quello di ingolfare un mercato editoriale già saturo dell'ennesimo romanzetto d'amore pure un po' complottista allora chapeau! Operazione riuscita!
Si, perché il romanzo "sull'ultimo amore di Van Gogh", come recita il sottotitolo, non è altro che un'accozzaglia nemmeno tanto bene amalgamata di teorie cospiratorie, blandi richiami alla condizione femminile nella Francia di fine '800 e una storia d'amore che invece di appassionare lascia del tutto indifferenti. Inoltre il protagonista/non-protagonista, dato che il romanzo è narrato in prima persona da Marguerite, la figlia dell'arcinoto Dottor Gachet, avrebbe potuto essere Van Gogh, il vicino di casa dello scrittore, un'entità astratta e nell'economia del romanzo non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Nessuno pretendeva che ci si lanciasse in ardite spiegazioni e descrizioni dell'opera del pittore olandese ma qualche concetto che riuscisse a dare un po' di profondità al personaggio magari si. E invece ecco qui un Van Gogh con la stessa profondità di una pozzanghera che della sua arte non sa dire altro che "non lo so" aggiungendo un'immancabile alzata di spalle.