TITOLO: Istantanea di un amore.
TITOLO ORIGINALE: Esperando a Robert Capa
AUTORE: Susana Fortes
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2011 (p.e. 2009)
CASA ED.: TEA
Istantanea di un amore o Aspettando Robert Capa come sarebbe stato più giusto intitolarlo qualora le case editrici italiane e i titolisti più in generale si decidessero a rispettare i titoli originali dei romanzi evitando di infarcirli di richiami alla solita tiritera "sole, cuore, amore", come se senza uno sdolcinato richiamo alle più basilari questioni sentimentali rischiassero di non poter annoverare tra la loro clientela la casalinga di Voghera che cerca qualcosa di sbrigativo da leggere. Non che ci sia nulla di male nel ricercare una lettura poco impegnativa ma non cerchiamo di ridurre tutti i romanzi ad un massimo comune denominatore, il mondo, anche quello libresco, è bello perché vario... Ma dicevo, il romanzo di Susana Fortes, spagnola, classe 1959, non è un brutto romanzo ma probabilmente non è il romanzo che mi aspettavo, la storia è forte, di quelle che vanno dritte al cuore perché hanno in loro la potenza della storia vera e la dolcezza delle più grandi storie d'amore, quelle che non sono mai banali, quegli incontri di anime che sono destinate a stare insieme, anche se poi si ritrovano a fare i conti con un destino beffardo. Tuttavia, questa grande potenza in nuce della tragica storia sembra ben poco sfruttata dalla Fortes che nonostante alcune pagine assolutamente convincenti e graffianti a volte si perde in giri e ripetizioni che non giovano all'economia e al ritmo del romanzo. L'impressione che si ha è quella di una grande scintilla a cui tuttavia non fa seguito il fuoco d'artificio ma un banale fiammifero che rischiara un po' e poi subito di spegne.
Gerda Taro e Robert Capa |
Gerta Pohorylle e Andrè Friedmann sono due profughi ebrei, che all'alba dell'ascesa del nazismo, fuggono rispettivamente da Germania e Ungheria. Si ritrovano a Parigi, inizialmente non si piacciono ma poi si innamorano. Sono giovani, belli, con le idee chiare e tanta voglia di fare, di imporsi in quel mondo che sembra rifiutarli a causa delle loro origini. Coinvolti attivamente nella vita culturale e politica parigina, scoprono la fotografia e il mestiere di reporter di guerra e ben presto trovano nella Spagna, sconvolta dalla guerra civile che vedrà il generale Franco imporsi al potere, il terreno ideale per raccontare la tragedia della guerra attraverso i loro scatti. I due cambiano nome, si reinventano una nuova identità, adesso sono Gerda Taro e Robert Capa e i loro nomi, così come le loro foto e la loro tragica fine, rimarranno scolpiti nella storia.
Gerda Taro |
La narrazione è veloce, rapida come lo scatto di una fotografia e ciò ben si adatta al mestiere dei due protagonisti, fotografi entrambi. Ogni evento sembra un rapido susseguirsi di diapositive e ci rende subito chiaro, qualora non conoscessimo gli eventi successivi, che le vite dei due protagonisti sono vissute sempre con l'acceleratore schiacciato al massimo. La loro vita è una giostra che gira vorticosa, è quasi inevitabile in un periodo storico in cui se si decideva di partecipare attivamente ciò significava mettere tutto in gioco e rischiare. Eppure a tratti sarebbe necessario fermarsi un attimo, leggervi qualche motivazione e descrizione in più, avere la possibilità di far sedimentare gli avvenimenti per capirne la portata. I luoghi del romanzo non sono molti, essenzialmente il romanzo si divide tra Parigi e la Spagna, soprattutto Madrid e Valencia, eppure le descrizioni sembrano sempre un po' troppo stereotipate. Parigi sembra descritta a partire da una vecchia cartolina ingiallita degli anni '30: la ville lumiere, i suoi tetti, i cafè e una carrellata di personaggi storici messi lì per far numero, sentir vibrare la città attraverso la scrittura della Fortes è molto difficile. Molto meglio invece quando la storia si sposta in Spagna, si nota che l'autrice si sente a casa e cammina su un terreno sicuro, la documentazione sulla guerra civile c'è e si avverte la sua accuratezza e il lavoro di ricerca svolto. Lo scompiglio, l'orrore, la mobilitazione mondiale che quella guerra causò, gli esiti incerti delle battaglie e i rischi corsi dai due fotoreporter si percepiscono con forza; ma anche qui troppo spesso si ricade nel solito schema ripetitivo: alla quarta sottolineatura nel giro di poche pagine che le tende sono di "tela olona" potremmo dire anche che basta così.
Miliziana repubblicana di Gerda Taro |
Lo scopo del romanzo è chiaro e anche ammirevole, Gerda Taro è una figura storica importante e il contributo delle donne durante l'era dei totalitarismi è sicuramente una porzione di storia che va esplorata e raccontata, queste figure di donne coraggiose che hanno combattuto per ciò in cui credevano devono essere portate alla luce e celebrate sia nei manuali di storia che nella letteratura; ma troppo spesso nel corso del libro leggiamo una descrizione dettagliata (e anche qui ripetitiva!) di quanto bella e irresistibile fosse Gerda, come gli uomini le andassero dietro e come ciò scatenasse la gelosia di Capa. Non stento a credere che la Taro fosse una bella donna, le foto scattatele dallo stesso Capa lo dimostrano, ma era davvero così necessario ridurre la sua figura ad una zazzera di capelli corti e a una macchia di rossetto rosso? Non sarebbe stato meglio evitare il continuo conto delle ossa del corpo di Gerda per evidenziare la sua straordinaria magrezza? Magrezza che forse in quei tempi difficili non era tutta bellezza ma parlava di difficoltà? Perché invece non dilungarsi un po' di più sulla sua capacità di andare avanti, di ricostruirsi una vita, sul suo animo di ferro e il suo indomito coraggio? Prima che l'amante di Robert Capa, Gerda era una fotoreporter di guerra, e brava anche! Certo a lui doveva molto, è stato Capa quando ancora era solo Andrè a farle scoprire la fotografia come mezzo di espressione, e sono proprio queste pagine in cui si legge della scoperta delle proprie capacità, dei propri tormenti interiori, di quel continuo senso di estraneità che i due, profughi, hanno provato a lungo per poi scoprire nella Spagna martoriata nella guerra il proprio paesaggio interiore e finalmente un luogo a cui appartenere, di quell'amore che li arricchisce come persone che salvano tutto il romanzo, ma queste pagine così forti e coinvolgenti sono troppo poche e in un romanzo breve questo dislivello purtroppo si avverte troppo spesso per essere ignorato.
Robert Capa |
Quello che doveva essere il racconto di un amore forte, carnale indubbiamente ma anche intellettuale, troppo spesso getta la sua luce indagatrice solo sulla figura di Capa, certamente più nota, ma che risucchia nella sua sfera e copre il ruolo di Gerda, colei che ha inventato non solo il nome ma anche il mito di Capa: tormentato, affascinante, geniale, appassionato. Anche qui la Fortes non riesce ad uscire dai suoi schemi, troppe volte ho letto di un Capa "bello da far male", con "gli occhi da zingaro" dolci come quelli di uno "spaniel" ma Capa, colui che dopo la morte di Gerda ha continuato ad interpretare il ruolo di fotografo rubacuori che lei gli aveva ritagliato senza tuttavia riuscire a dimenticare quel maledetto giorno del 27 luglio 1937 in cui perse la sua compagna, era davvero una figura così bidimensionale come il romanzo mi vuol far credere? Non credo e me lo testimoniano le fotografie, così vibranti e toccanti sia che raccontino la guerra o mettano a fuoco un delicato momento di intimità, come Gerda che dorme in un lettino da campo con il pigiama di Capa troppo grande per lei.
Morte di un miliziano di Robert Capa |
La sensazione che ho avuto per tutto il romanzo e che poi mi è stata confermata una volta ultimatolo, quando ho potuto considerare l'opera nel suo insieme, è quella di star per assistere alla storia che finalmente spicca il volo e poi, come spaventata, la Fortes si tira indietro dando luogo ad una frustrante attesa di un decollo a lungo anticipato ma che non arriva mai. Questo aspettare Robert Capa si trasforma sempre più nell'attesa snervante di un Godot che è sempre annunciato e che tuttavia non arriva mai, lasciandoci nel cuore e nella mente il sapore di qualcosa che poteva essere grande e che invece non trova il coraggio di diventarlo.
La mia non vuole essere una totale stroncatura perché sarebbe ingiusta ma non posso nascondere un po' di delusione, la storia di Gerda e di Capa mi affascina tantissimo e speravo che il romanzo riuscisse a darne una visione ampia e soddisfacente, così non è stato, tuttavia se si vuole conoscere un po' la vita dei due fotoreporter al di là delle foto che spesso si vedono nei libri di storia e nei cataloghi il romanzo fa discretamente bene il suo lavoro. Quanto a me, non resterà che consolarmi riascoltando la meravigliosa "Taro", traccia numero 13 del bellissimo album An Awesome Wave degli Alt-J..."
Three, point, one, four, one, five, alive no longer my amour, faded for home May of '54. Doors open like arms my love, painless with a great closeness to Capa, to Capa, Capa dark after nothing, reunited with his leg and with you, Taro".
Three, point, one, four, one, five, alive no longer my amour, faded for home May of '54. Doors open like arms my love, painless with a great closeness to Capa, to Capa, Capa dark after nothing, reunited with his leg and with you, Taro".
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