TITOLO: Treno di notte per Lisbona
TITOLO ORIGINALE: Nachtzug nach Lissabon
AUTORE: Pascal Mercier
ANNO DI PUBBLICAZIONE:2008 (p.e. 2004)
CASA ED.: Oscar Mondadori
"Delle esperienze che facciamo, riusciamo a tradurne in parola al massimo una e anche questa solo per caso e senza l'accuratezza che meriterebbe."
Non vorrei vivere in un mondo senza libri. Senza quei libri capaci di tenerti incollato alle loro pagine per ore fino a farti dimenticare tutto il resto, libri che rispondono alle tue domande e contemporaneamente ti pongono dei quesiti, ti fanno riflettere sulle piccole cose e su quelle enormi, giganti che a volte ti fanno anche un po' paura. Libri che sono come viaggi, in luoghi lontani o vicini oppure esplorazioni dell'anima. Sono grata a questi libri perché mi ricordano quale fantastica avventura è prendere in mano un volume e lasciarsi trasportare dal potere delle parole, ogni viaggio rinsalda alcune nostre sicurezze o ci stravolge la vita e ce la cambia un po'. I libri sono treni, più particolari però dei loro corrispettivi in metallo, sappiamo da quale binario partiamo ma non sappiamo mai dove possiamo arrivare, quali territori esploreremo. Sarà un viaggio nel passato o nel presente? Toccheremo le lontane coste del futuro? A volte è un po' di tutto.
La stessa riflessione da me fatta una volta terminato Treno di notte per Lisbona deve averla pensata anche il protagonista del romanzo, Raimund Gregorius, anziano professore di lettere classiche ed ebraico, che in una mattina come tante altre, sotto una pioggia scrosciante, attraversa il solito ponte che lo porterà al Liceo di Berna che ha frequentato da ragazzo e dove ora insegna da tantissimi anni,
La vita dello stimato professore si svolge sempre uguale, in una ripetizione di giorni che si dissolvono l'uno nell'altro senza grandi differenze. Gregorius è un uomo placido, con una cultura straordinaria, dedito da anni allo studio delle lettere antiche; quel greco, latino ed ebraico a cui ha dedicato tutta la sua vita e sul cui altare ha probabilmente sacrificato tutto il resto, compreso il suo matrimonio. Ma quella mattina, a stravolgere ogni consuetudine, è l'incontro con una giovane e misteriosa donna che sul bordo del ponte appare indecisa se buttarsi o meno, Gregorius la ferma, la porta con sè al Liceo, sotto gli sguardi attoniti di inservienti, colleghi e studenti che mai si sarebbero aspettati questo da quel vecchio "papiro" di Gregorius. I due non si scambiano quasi nessuna parola, tranne una che colpisce Gregorius potente come un fulmine: "português", portoghese. Il professore non riesce nemmeno a terminare la lezione, quella parola pronunciata in modo così dolce e delicato, così diverso dai suoni aspri cui Gregorius è abituato con il suo tedesco bernese, continua a risuonare nella mente del professore. Nel suo mondo costruito con la stessa rigidità delle lingue classiche improvvisamente erompe con tutta la sua forza questa parola romanza che lo guida fuori dal liceo e dentro una libreria spagnola in cui avviene quell'incontro che gli cambia la vita, quasi per caso Gregorius trova un piccolo e affascinante libriccino dal titolo incantatore: Un orafo delle parole di un certo Amadeu de Almeida Prado, di questo scrittore non si sa assolutamente nulla eppure il portoghese sembra sapere tutto sui pensieri più intimi dell'anziano professore svizzero che resta talmente impressionato dalle sue parole che non può fare a meno di recarsi alla stazione ferroviaria e prendere il primo treno diretto a Lisbona.
Lì giunto, si mette sulle tracce di Prado e di quanti lo hanno conosciuto, dalla sorella Adriana che non ne accetta la scomparsa, passando per Jorge, l'amico fin dai tempi del Liceu, con cui l'amicizia si è dolorosamente interrota, per poi arrivare a Maria Joao ed Estéfania, probabilmente le donne più importanti nella vita del medico portoghese. Attraverso i racconti di tutti questi personaggi si compone, tassello dopo tassello, parola dopo parola, sofferenza dopo sofferenza, con rimpianto, gioia e voglia di liberarsi di segreti per troppo tempo custoditi, la vita di quest'uomo straordinario dalla spiccata sensibilità che ha dovuto affrontare nel corso della vita rapporti familiari complicati, una carriera medica scelta solo per far felice il padre, la scomparsa prematura della moglie, la perdita di un grande amore conosciuto nel periodo in cui faceva parte della resistenza a cui partecipa perché sente gravare il peso della colpa di aver salvato Mendes, conosciuto come il boia di Lisbona, agente del PIDE, la polizia di regime. Infine, la condanna più dura di tutte, la diagnosi di un aneurisma che lo ucciderà proprio alla vigilia di quella rivoluzione dei garofani che farà crollare il regime dittatoriale in Portogallo restaurando la democrazia. Il racconto che mescola passato e presente si svolge dunque sullo sfondo di una Lisbona che si veste di suggestioni magiche e con diversi riferimenti ad un periodo storico complicato per la nazione lusitana, ovvero la dittatura di Salazar che anche nel racconto al tempo presente non finisce di mostrare i suoi disastrosi strascichi. Con una chiusura ad anello, si fa ritorno al punto di partenza, Berna, città che come Gregorius vedremo e sentiremo diversamente dopo le cinque settimane passate a Lisbona.
Ma descrivere il romanzo come mera indagine sulla vita di una persona da tempo scomparsa non farebbe altro che togliere forza ai propositi del romanzo stesso che vuole essere una riflessione profonda su svariati temi: la forza delle parole, il rifiuto del loro svilimento attraverso l'uso di formule che sembrano trite e ritrite e per questo vuote di significato, la loro validità in un mondo che sembra dominato da nient'altro che il caos, l'introspezione, la conoscenza dell'altro e l'esplorazione di ogni più piccola piega dell'agire e del pensare umano. Ogni capitolo del libro di Amadeu non fa altro che vertere intorno ad argomenti che interessano l'umanità tutta ma che sembra possano essere colti solo da uomini dalla spiccata sensibilità. Tacciare il romanzo di semplicistica descrizione di temi dolenti e banali significherebbe aver totalmente sbagliato il bersaglio, proprio perché sono (apparentemente) semplici dobbiamo porre particolare attenzione su di loro, le grandi domande non sono mai banali lo diventano quando si preferisce ammantarle di stolida semplicità piuttosto che decidersi ad affrontarle. Amadeu fa proprio questo, è l'uomo straordinario che decide di affrontare ogni questione che si annida nel profondo dell'animo umano, Um ourives das palavras, il libro fittizio scritto da Prado, è una sorta di zibaldone, un libro di pensieri sparsi e inquieti che molto devono all'opera di Pessoa, e soprattutto al suo Libro dell'Inquietudine. E Gregorius, colui che legge, non è altro che il nostro specchio, l'anziano professore che legge e riflette su quanto scritto da Amadeu non è altri che il lettore che legge e riflette su quanto ha appena letto: volendo generalizzare è ciò che si fa non solo in questo romanzo ma ogni volta che ci si ritrova con un libro in mano, Treno di notte per Lisbona non è altro che un grande omaggio alla lettura critica, quella lettura che consente a chi legge di far proprie le parole per poi esprimere un proprio ponderato giudizio. È questa la forza indomita delle parole e di conseguenza dell'uomo stesso capace di forgiare come un orafo pensieri di ammaliante sagacia e bellezza e, allo stesso tempo, capace di svilirle e umiliarle asservendole ad una causa gretta e terribile come solo una dittatura sa essere.
"Un orafo delle parole la cui passione più forte era stata quella di strappare al loro mutismo le esperienze inespresse della vita umana."
È anche indagine psicologica giocata su più livelli, infatti dopo il personalissimo rapporto che si instaura tra Gregorius-lettore e Amadeu-scrittore, ci vengono presentati diversi personaggi che contribuiscono invece ad arricchire la figura di Amadeu come persona, pessoa in portoghese, il riferimento al Pessoa è ancora una volta chiaro e lampante, lo scrittore aveva costruito una folla di eteronimi che costituivano diverse sfaccettature di uno stesso individuo e così è anche per Amadeu che trova una sua completezza nei racconti frammentati delle persone che lo hanno conosciuto e siamo noi, con Gregorius, ad avere poi il quadro completo di quest'uomo, a sentire i suoi pensieri, le sue emozioni, i sentimenti, la rigida morale, le contraddizioni, pregi e difetti. Quello di Prado è un ritratto di un uomo straordinario che tuttavia è destinato a fallire non raggiungendo mai la meta forse più irraggiungibile di tutte: la completezza, che forse è perfezione e che quindi non è lo scopo e il fine dell'umano vivere.
I riferimenti a Marco Aurelio, al già citato Pessoa e Sant'Agostino nel corso del romanzo non sono casuali ma ci danno misura di cosa sia Un Orafo delle Parole e di rimando anche Amadeu: fine osservatore che senza paura ha accettato di descrivere e scandagliare l'esistenza umana non solo per come appare, osservando gli altri, ma soprattutto dal di dentro, a partire dalla propria particolarissima interiorità, per ricavare un senso, un'immagine più chiara di sé, uno schema con cui forse poter avvicinarsi agli altri. In realtà la missione si rivela più difficile del previsto, l'animo umano non è fatto per essere ingabbiato e analiticamente studiato, si ricava l'idea che se non si è completamente soli si deve almeno accettare la propria unicità che ci tiene sempre in bilico tra comprensione da parte degli altri e irrimediabile chiusura e incomunicabilità con il mondo esterno. Il modo migliore per cercare di resistere a tale sconvolgente scoperta è mostrarsi leali e fedeli a se stessi, alle proprie azioni, agli altri. La lealtà come volontà, come presa di posizione dell'anima, qualcosa che renda i rapporti umani necessari seppur nella loro casualità. La fedeltà come presa di coscienza del sé anche a costo di detestarsi.
A rendere difficoltosa, caduca, a tratti forse inutile, questa ricerca di sé è il Tempo che con il suo incessante fluire come le onde del mare erode a poco a poco le spiagge della vita. Amadeu, e in parte anche Gregorius, sono coscienti che tutto sottostà a questo padrone terribile: i rapporti umani, la piena conoscenza interiore, il raggiungimento degli obiettivi prefissati sono tutti condizionati dal tempo e il desiderio più grande è quello di poter tornare indietro, rivivere momenti della vita che non torneranno mai più per avere la possibilità di riscrivere ciò che ci sembra sbagliato e forse così evitare certe sofferenze, ma "Let not time deceive you, you cannot conquer time" scriveva W.H. Auden, ed è il messaggio che Mercier (studioso proprio di filosofia che ha prestato particolare attenzione al tema del tempo) ci consegna con il suo romanzo: vi siamo in balia, non possiamo batterlo o superarlo, possiamo stoicamente (o "senecanamente"?) accettare il suo incessante fluire e agire. Il tempo come lo definisce Amadeu in una delle sue annotazioni è "enigmatico". Vero e utile solo se pienamente vissuto, di più non possiamo chiedere a noi stessi.
Altro asse fondamentale intorno a cui ruota il romanzo è il tema del viaggio che non è rappresentato solo dal treno che porta Gregorius dalla fredda Berna alla solare Lisbona e viceversa, ma è soprattutto un percorso interiore di riscoperta e rivalutazione del sé. Interno ed esterno ancora una volta si mescolano e si confondono ed è necessario partire e perdersi per ritrovarsi. È un atto di coraggio che Gregorius e Amadeu compieranno con spiriti diversi, il primo con cieca, e a tratti titubante, risoluzione, il secondo con lo sguardo sempre rivolto all'amata Lisbona, porto sicuro per una vita interiore instabile. Entrambi, il professore a Lisbona e lo scrittore portoghese a Finisterre (e in parte anche Brighton e Coimbra), affrontano un viaggio che cambia loro la vita, in modi diversi, ma che fa loro comprendere che il loro non è un ritornare verso un luogo geografico, fisico, non sono dei moderni Ulisse che fanno ritorno a Itaca, ma il loro punto di ritorno è molto più personale: è un ritorno a se stessi.
Altro asse fondamentale intorno a cui ruota il romanzo è il tema del viaggio che non è rappresentato solo dal treno che porta Gregorius dalla fredda Berna alla solare Lisbona e viceversa, ma è soprattutto un percorso interiore di riscoperta e rivalutazione del sé. Interno ed esterno ancora una volta si mescolano e si confondono ed è necessario partire e perdersi per ritrovarsi. È un atto di coraggio che Gregorius e Amadeu compieranno con spiriti diversi, il primo con cieca, e a tratti titubante, risoluzione, il secondo con lo sguardo sempre rivolto all'amata Lisbona, porto sicuro per una vita interiore instabile. Entrambi, il professore a Lisbona e lo scrittore portoghese a Finisterre (e in parte anche Brighton e Coimbra), affrontano un viaggio che cambia loro la vita, in modi diversi, ma che fa loro comprendere che il loro non è un ritornare verso un luogo geografico, fisico, non sono dei moderni Ulisse che fanno ritorno a Itaca, ma il loro punto di ritorno è molto più personale: è un ritorno a se stessi.
Treno di notte per Lisbona, nel mio modestissimo parere, è un libro che deve essere letto, cercando di superare la prolissità apparente di alcuni passaggi per lasciarsi conquistare dalla profondità spirituale e morale dei suoi personaggi e soprattutto dall'avvincente, stringente e devastante forza delle parole. Amadeu scriveva di non poter vivere in un mondo senza cattedrali, sento che sia necessario aggiungere che non potrei vivere in un mondo senza libri di una tale potenza e magnetismo. Adeus Lisboa!
Di Treno di notte per Lisbona esiste anche un film che consiglio ma con qualche riserva. Trovo che, sebbene la storia sia valevole e le interpretazioni siano superbe, troppo sia stato cambiato rispetto al romanzo da cui il film è tratto. Che si siano voluti accorciare i tempi riesco a comprenderlo ma quella fine che scivola verso un happy ending ben poco si confà invece alle atmosfere e alla premesse del romanzo. Tuttavia il film ci da un ritratto spaventosamente somigliante di Amadeu, almeno per quanto riguarda il piano fisico, Jack Huston è perfetto per la parte, leggendo la descrizione di Prado fatta da Mercier è impossibile cancellare dalla memoria il viso dell'attore.
Lo so che le recensioni non si dedicano, ma posso citare una mia cara amica che mi è stata accanto durante tutta la lettura del romanzo? Mi ha ascoltata e consolata quando i riferimenti a cose per me care si facevano numerosi e che ha sopportato con pazienza ogni mio sproloquio a proposito. E quindi, anche se le recensioni non si dedicano, questa è per te mia cara Buddy!
...Adesso mi devi far smoccolare.... SONO UNA BUDDY ANZIANA LO SAI.
RispondiElimina<3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 IOU. (Questa me la stampo, così 1- mi vanto di quanto scrive bene la mia socia 2- mi vanto della dedica!)
Ps. Non sopporto sproloqui, ascolto una persona brillante, divertente, arguta, curiosa, preparata, umile, empatica, sensibile, colta, che si appassiona alle cose e le condivide rendendole vive, interessanti e piene di significati nuovi. E' un regalo averti come socia ;3
Vabbè questo post diventerà una VASCA di lacrime! <333333 Io mi salverò il commento invece ;) IOU socia!
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